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PAROLE PER VINCERE LA DEPRESSIONE: INTERVISTA ALLO SCRITTORE MIRKO CIESCO

Qual è il tema centrale del libro “NON deprimermi ancora con parole inutili”

Il tema centrale del libro è l’attenzione per le parole utilizzate con le persone che vivono un momento delicato della propria vita, focalizzandosi sull’ascolto empatico della persona e quindi sul valutare quando è bene parlare o quando è megliostare in silenzio e lasciare che i pregiudizi verso un comportamento “anomalo” possano essere compresi anche se in un primo momento sembrano incomprensibili

Qual è la sua esperienza personale in relazione alla tematica del libro?

La mia esperienza è diretta e nel libro viene raccontato il mio momento di depressione e delle parole che mi sono state rivolte da persone a me care. Non parlo come uno specialista della depressione (non sono un dottore) ma racconto come si vivono certe situazioni dall’interno e quali sono quei contesti che fanno più rumore nei dialoghi quotidiani.

A chi si rivolge principalmente il libro e quale è il suo obiettivo principale?

Il libro ha come obiettivo quello di aiutare le persone con problemi di salute mentale e lo fa in 4 modi:

  • ha aiutato me utilizzando la scrittura come cura
  • aiuta le persone che hanno rapporti con persone che vivono un momento difficile e non sanno come rapportarsi (e questo è quello che mi è stato chiesto più volte durante la presentazione del libro)
  • aiuta chi soffre di depressione a non sentirsi solo, a capire come prendersi un tempo lento per vivere questa situazione difficile e dare meno peso alle parole che le altre persone possono dire, anche se dette con tutte le buone intenzioni
  • essendo un progetto di beneficenza il ricavato dei libri è devoluto ad associazioni che si occupano di supportare persone che soffrono di salute mentale (al momento ho scelto di devolvere il ricavato all’associazione Progetto Itaca)

Qual è l’approccio dell’autore nel trattare il tema della comunicazione con persone affette da depressione?

Il mio approccio è quello dell’ascolto empatico e della gentilezza. Un rapportarsi in modo umile con se stessi e con gli altri senza voler prevaricare e lasciando che una conversazione non diventi una discussione

Qual è l’importanza di una comunicazione attenta e consapevole nella gestione della depressione?

Una comunicazione attenta e sensibile permette a chi vive un momento di depressione di avere meno pressioni dall’esterno. Meno obblighi a essere perfetti, a fare ciò che la società impone come canoni di benessere, a evitare di ascoltarsi per paura del commento esterno. Una comunicazione sensibile permette di far sentire a proprio agio l’altra persona e non dettare “tempi di guarigione” per tornare alla “vita normale”.

Quali sono alcuni esempi di frasi comunemente usate che possono risultare dannose per chi soffre di depressione?

Una delle frasi di circostanza che urta chi la ascolta è “lo so che sei forte” perché te lo senti dire proprio nel momento in cui ti senti più debole e, probabilmente come me, potresti aver bisogno di un supporto di farmaci per ristabilire la fiducia in se stessi. Una domanda che io nel libro ho indicato come “inopportuna” è il “come stai?” che spesso viene detta con superficialità e diventa anche un rischio per far mettere la maschera alla persona depressa per dire agli altri “tutto bene” e tenersi tutto dentro.

È possibile trasformare i dialoghi in un’opportunità per alleviare il dolore anziché aggravarlo?

I dialoghi sono sempre un’opportunità che può essere sfruttata! I dialoghi possono far svagare la mente e sorridere, possono creare nuove consapevolezze interiori e possono generare benessere perché ci si sente ascoltati, anche rimanendo in silenzio.

Qual’ è il ruolo delle parole nella creazione di un ambiente di comprensione e sostegno per chi è depresso?

Il ruolo delle parole in un contesto come questo è fondamentale per creare ambienti in cui il dialogo non si focalizza sulle mancanze o sui pregiudizi ma lascia spazio a un ambiente socievole ricco di intese, di affetto e di spontaneità. Perché evocare con le parole un concetto che fa tornare alla mente un disagio o un evento traumatico può generare un abbassamento dell’umore in una persona che cerca un nuovo equilibrio che potrebbe non essere subito in grado di gestire.

Quali sono i rischi di una comunicazione non consapevole con persone affette da depressione?

I rischi sono molti perché usando male le parole a lungo andare i rapporti tra le persone si possono degradare e a volte, come mi è stato raccontato, si può arrivare a una chiusura totale per quella persona che non l’ha capita. Il rischio più grande però è quello di far sentire questa persona sempre più sola e potrebbe generare uno sconforto ancora più grande che potrebbe arrivare a gesti eclatanti che chiedono inconsciamente attenzione agli altri.

Come si affronta il concetto di empatia nella comunicazione con chi lotta contro la depressione?

Il concetto di empatia è molto astratto e non tutti riescono a entrare in sintonia con gli altri. Inoltre, la cultura della propria famiglia e della società possono ridurre quelle modalità di ascolto più intime che si basano sui dettagli come, ad esempio, uno sguardo o un gesto che mostrano la persona che chiede un aiuto silenzioso. Empatizzare significa anche mettersi al posto dell’altra persona e non è semplice sapere cosa si vive durante un periodo di depressione. Proprio per questo motivo ho deciso di scrivere questo libro che può aiutare a entrare in un mondo sconosciuto che forse la persona depressa mai racconterebbe ai propri cari.

Quali sono alcuni suggerimenti pratici per migliorare la comunicazione con persone affette da depressione?

I suggerimenti pratici che consiglio sono la riduzione degli imperativi nei dialoghi che risultano arroganti e poco empatici. Successivamente il consiglio è di pensare bene a che cosa stiamo dicendo all’altra persona e non sprecare fiato con frasi di circostanza che non creano un dialogo costruttivo bensì lo rendono piatto come l’apatia di chi vive una fase delicata. Un ultimo importante consiglio è quello di valutare la lunghezza del dialogo giorno per giorno perché non tutti i giorni sono uguali e potrebbero esserci giorni in cui la persona si sente di parlare e sfogarsi o altre volte si sente di rispondere con monosillabi per vari motivi che non vuole dirci e dobbiamo rispettare la sua scelta.

Quali sono le testimonianze o gli esempi forniti nel libro per illustrare l’efficacia di una comunicazione consapevole?

Un esempio fornito nel libro e quello di non iniziare subito la conversazione con il classico “come stai” ma valutare come procede il dialogo e semmai chiedere “come ti senti” se la persona depressa è in una giornata in cui si sente di aprirsi. Un altro esempio è quello di pensare di non avere la sfera di cristallo e dire frasi come “lo so che sei forte e passerai anche questa situazione” ma far capire che sappiamo il momento di debolezza che sta vivendo e dirgli in un momento opportuno “quando ti sentirai meno forte potrai contare su di me”.

In che modo il modo in cui comunichiamo può influenzare il percorso di guarigione di chi è depresso?

Il modo di comunicare può essere visto come una caramella. Se la caramella è amara la persona vivrà una sensazione negativa e di disapprovazione. Se invece la caramella è dolce la persona vivrà un momento gratificante che può generare positività. Quindi se in un percorso di guarigione si mangiano troppe caramelle amare le sensazioni negative allungheranno i tempi per tornare a un benessere mentale più stabile ed equilibrato.

Quali sono alcuni dei ponti di comprensione e cura che le parole possono creare secondo il libro?

Il libro vuole creare ponti attraverso un nuovo modo di usare le parole. Vuole costruire vie basate sull’accettazione della situazione nei fatti e nelle parole. Evitare frasi di circostanza e domande inopportune può unire due persone che conversano generando benessere durante il percorso di questa persona. Invece, rifiutare a parole l’atteggiamento di chi vive questo periodo complesso con frasi come “se continui così non ne uscirai mai” oppure “perché non fai qualcosa per svagarti?” mette un muro non permette di accogliere la fragilità dell’altra persona.

Qual è il messaggio principale che l’autore vuole trasmettere attraverso il libro e quali sono i passi concreti che invita i lettori a compiere?

Il messaggio principale che vuole dare il libro è che si può sbagliare anche usando “parole inutili” (come scritto provocatoriamente nel titolo) ma la differenza la fa come ci mostriamo empatici verso l’altra persona. Con un ascolto reale di chi capisce quando è stato trattato un argomento che fa male e rimedierà nei giorni e nelle settimane successive con affetto.

Dove è possibile seguire il suo lavoro di scrittore sul web o sui social?

Ho creato una pagina su Instagram che si chiama “@paroleinascolo” perché ha l’obiettivo di dare voce a quei dialoghi che creano distacco e dare la giusta attenzione a quelle parole che vogliono seminare nuove conversazioni ricche di speranza, come i fiorellini colorati presenti nella copertina del libro sotto la pioggia.

Dove è possibile acquistare il libro “NON deprimermi ancora con parole inutili”?

Il libro è possibile acquistarlo su Amazon, sulla piattaforma di selfpublishing di Youcanprint (che mi ha permesso di pubblicare questo libro), in libreria oppure nei miei eventi di presentazione del libro che farò in giro per l’Italia.

Progetti per il futuro?

Nel recente presente c’è stata la pubblicazione del mio libro di poesie “Un Goccetto di Poesie” uscito il 21 marzo in concomitanza con la giornata internazionale della poesia. Nel breve futuro ci sarà la pubblicazione di una favola per bambini (tra maggio e giugno probabilmente) mentre per il futuro c’è un nuovo libro in tema con “Non deprimermi ancora con parole inutili” che mi stuzzica la fantasia ma aspetto di arricchirmi di nuove esperienze che la pubblicazione di questo libro mi sta donando attraverso l’incontro di persone o con messaggi di apprezzamento di chi lo ha letto.

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